Non è così scontato che quella che genericamente viene definita “architettura” produca risultati davvero degni di essere vissuti. Vissuti nel senso di abitati: in cui le persone si trovino a proprio agio, in cui si sentano meglio possibile. In altre parole: non sempre questa “architettura” assolve alla propria funzione. A volte essa rimane un gesto astratto, un’implosione di intenzioni artistiche che avrebbero avuto l’ambizione di definirsi “architettura”. A volte diventa un urlo arrogante definito da formalismi ipertrofici, spesso brutali, che significano assenza di contenuti: magari emozione di un istante, poi disagio, immagine fine a sé stessa. Piuttosto non-architettura, diremmo.
Qui ci si occupa di tutto quel mondo di progetti e realizzazioni, sparsi nel tempo e nello spazio, pensati seriamente, amorevolmente per la vita.
Uno zoom su quel fare l’architettura autentica, quella che crea (e comunque si impegna per crearli) luoghi, spazi per migliorare la qualità del vivere, quotidiano e non.
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